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La F1 cambia e ridà valore alla pole: una cosa giusta da copiare per la MotoGP

Il format dei GP di F1 con la Sprint (6 prove) muta in meglio con qualifiche separate per le due gare. Per il momento in MotoGP, dove si corrono 21 Sprint, sbagliare la pole significa compromettere due partenze

La F1 cambia e ridà valore alla pole: una cosa giusta da copiare per la MotoGP

Dopo aver lanciato il sasso (delle Sprint Race) la F1 nasconde la mano e torna - parzialmente - al passato. Cambia infatti nel Mondiale 2024 il format che, nella scorsa stagione, occupava nei sei fine settimana che la prevedevano, un sabato tutto con dedicato, con le qualifica la mattina e la Sprint Race nel pomeriggio.

La F1 Commission ha infatti deciso che il venerdì alle prove libere seguano le qualifiche per la sprint, con la gara in programma sabato mattina. Al contrario le qualifiche per il Gran Premio torneranno nel classico posizionamenti il sabato pomeriggio, 24 ore prima del GP.

Come l'anno scorso, anche questa stagione si svolgeranno sei gare sprint, in Cina, Miami, Austria, Austin, Brasile e Qatar. Spetterà comunque al World Motorsport Council, in calendario il 28 febbraio prossimo, ratificare le modifiche da attuare nella stagione al via il 2 marzo in Bahrain.

Non è dato ancora sapere quali motivazioni hanno portato alla modifica, ma una è intuibile: la lotta per la pole position è sempre stata uno dei momenti chiave dei Gran Premi, uno dei più seguiti.

Ora, passando dalle quattro alle due ruote si può facilmente osservare che nella MotoGP, dove invece che solo sei si correranno ben 21 Sprint Race, l’interesse per la pole position è praticamente vanificato: chi ne parla se il pomeriggio del sabato c’è già la gara Sprint?

Ancora: la pole in MotoGP vale sia per la Sprint che per il Gran Premio, dandogli un supervalore perché se la si sbaglia si compromette anche la gara lunga. Non è giusto cambiare?

Lo abbiamo detto più volte: omaggiare le Pay TV con una gara in più, per attrarre maggior pubblico televisivo, ci può stare, ma farlo per l’intero campionato è un danno che diminuisce anche l’attesa, dopo la pole, per l’esito del Gran Premio, che spesso è una versione lunga della Sprint, con i valori in campo già rivelati.

Questo senza parlare dell’incredibile stress a cui è sottoposto l’intero paddock, a partire dai meccanici, mentre per quanto riguarda i piloti il fatto che l’anno passato non ci sia stato un singolo Gran Premio con tutti i titolari sullo schieramento, si commenta da solo: raddoppiare le partenze, raddoppia i rischi. Non siamo su quattro ruote, in moto si cade e ci si fa male.

Ecco, copiare la F1 è un nonsenso, perché ancorché con un motore in mezzo monoposto e MotoGP sono mezzi molto diversi, con pubblico diverso. Da una parte c’è glamour, con un pubblico VIP che sorseggia champagne durante la gara parlando dell’ultima sfilata di Valentino (Garavani), dall’altra un mucchio selvaggio che sfida le leggi della fisica.

Cambiare si può, ma non solo: si deve. Altrimenti sarà inevitabile il ripetersi di quanto accaduto nel 2023 e a nulla servirebbe ai team dotarsi del terzo o quarto pilota: non stiamo parlando di squadre di calcio dove vince la maglia. In MotoGP l’interesse è sul singolo pilota!

A far gareggiare troppo i cavalli da corsa, li si sfianca, e questo vale anche per gli umani. Dunque, questa volta copiamo pure la F1, ridando la giusta attenzione alla pole, e poi diminuiamo le gare Sprint. Come criterio di selezione si adotti quella dei circuiti nei quali la prima curva non è un imbuto troppo vicino al via, per evitare quanto troppo spesso accaduto nel recente passato con ammucchiate catastrofiche.

 

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