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MotoGP, Il capotecnico di Acosta: "con lui è come assistere a un mistero dell'universo"

Paul Trevathan sui segreti della competitività dello spagnolo: "la prima impressione nel box? Wow! Uno come lui si presenta ogni 10-15 anni e resetta il livello, non ne ho ancora visto i limiti". Alessio Capuano: "Ci aveva stupito già ai test invernali"

MotoGP: Il capotecnico di Acosta:

Pedro Acosta è stato sin dai suoi anni nelle categorie minori additato come un predestinato delle corse, stagioni che gli varranno un titolo in Moto3 a 17 anni e successivamente il titolo in Moto2. Approdato in MotoGP nel 2024 ha da subito dimostrato di non essere un rookie come gli altri. "E' Incredibile, difficile da comprendere, Magico" dirà poi Hervè Poncharal, team principal del team GasGas Factory Tech3 in cui lo spagnolo milita. A quattro gare dall'inizio del campionato, Pedro Acosta che già spopola sui social, ha già collezionato due podi, un 3° posto a Portimao ed un 2° ad Austin, sino all'ultimo 2° piazzamento nella sprint di Jerez. Risultati che dimostrano l'incredibile competitività del binomio Acosta-KTM e che lasciano sognare i fan sulle potenzialità ancora inespresse del campione di Mazarron.

E se un Marc Marquez parlava, nelle prime gare e a buon diritto, di sregolatezza e inesperienza tipici di un rookie, un quadro forse più chiaro sulle motivazioni dietro alla competitività e la velocità dello spagnolo possono darlo i suoi stessi tecnici, che la magia la vivono da una prospettiva di vantaggio all'interno del box.

"La nostra prima impressione nel box è stata il fattore 'wow' - commenta il suo capotecnico Paul Trevathan - Ci siamo guardati tra di noi e siamo rimasti increduli. Dalla posizione del corpo al modo in cui sfruttava la moto sembrava un pilota che conoscesse la moto già da sei mesi. Era davvero interessato al lato tecnico di tutti gli elementi, molto più di quanto ti aspetti da un primo approccio per un rookie, la sua volontà di comprendere il funzionamento di tutti gli elementi della moto è incredibile".

Il primo contatto con la MotoGP per Acosta è ruotato attorno alle questioni di ergonomia.
"E' abbastanza pignolo - prosegue il capotecnico - nel senso che col suo stile di guida si muove molto sulla moto, per lui è fondamentale che ogni controllo sia nella sua posizione ottimale in modo che possa diventare naturale utilizzarli. La parte più difficile per noi non è stata aiutarlo nella posizione sulla moto, quanto adattare la moto alla sua libertà di movimento. Non penso che abbiano ancora levigato un vero e proprio stile, perchè ogni volta che sale sulla moto fa qualcosa meglio della volta precedente. Non ho ancora intravisto i suoi limiti".

Del resto lo stesso Pedro Acosta non ha mai fatto segreto di non aver ancora lavorato troppo sulla moto, la sua intenzione è prima esplorare il  limite del proprio stile di guida: "Da Valencia abbiamo cambiato solo le leve del manubrio e la loro posizione, come anche quella della frizione e dei freni. Non sono ancora al 100%, non sto ancora dando tutto me stesso", dirà poi ai giornalisti.

"Guidare una MotoGP richiede certe cose - continua quindi Trevathan - devi dare tutto per fermare la moto quindi ci vuole anche una grande conoscenza della moto prima di capire come riuscire a fermarla, e lui in termini di velocità e di prestazioni in frenata è già molto competitivo. E' già in grado di adeguarsi alla moto, di capire come non perdere i punti di riferimento sul tracciato, e questo forse è il segreto che fa la differenza tra l'essere grande o semplicemente buono. Al ritmo con cui sta crescendo e non potendo ancora vedere i suoi limiti non abbiamo toccato troppo la moto. Abbiamo dato un'occhiata al livello generale a Valencia e per lui siamo partiti da una base con dei valori nella media, cercando di mantenere sempre una base neutrale nel pacchetto. Questo lo sta aiutando a capirne meglio i limiti".

Dello stesso avviso è Alessio Capuano, strategy engineer di GasGas, che entra più nel dettaglio su ciò che si può osservare dai dati dello spagnolo.
"Ciò che salta subito all'occhio è la differenza, rispetto agli altri piloti, nelle variazioni sui riferimenti cronometrici. Lui segue metodicamente ogni singolo consiglio che possiamo dargli e questo si rispecchia nei dati. Già nei test invernali ci aveva stupito nella sua capacità di comprendere sin da subito l'elettronica, che forse è l'aspetto più difficile quando si sale per la prima volta su una MotoGP".

In summa quindi ha un fondo di verità la dichiarazione di Poncharal quando definì il giovane spagnolo "una spugna". Acosta ha sì il talento, ma i suoi risultati sono anche frutto di un lavoro metodico e di comprensione del mezzo per poterne sondare  appieno i limiti, non ancora raggiunti.

"I dati probabilmente insegnano più cose a noi di quante ne insegnino a lui - continua nelle sue considerazioni Paul Trevathan - e li usiamo comparandoli con quelli degli altri piloti come tutti, per capire cosa lo rende così veloce. Ed è difficile centrare un particolare preciso, perchè ogni volta che salta sulla moto fa qualcosa di diverso. Con questo non voglio dire che non ci siano piloti altrettanto bravi in frenata, ma alla fine conta anche sapere quando farlo e come farlo, e in questo Pedro ha qualcosa di magico in un certo senso, lavorare con lui e vedere ciò che sta facendo è come assistere ad uno dei misteri dell'universo, è uno di quei ragazzi che arriva forse ogni 10-15 anni che in qualche modo resetta il livello generale, l'impressione è che il cielo sia il suo limite".

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