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MotoGP, Santi Hernandez: “Marquez è più maturo rispetto a prima, Mir? Mi ha sorpreso”

Parla l’ex capotecnico di Marc: “Non sono stupito dal suo adattamento alla Ducati, sta facendo i passi giusti e ha solo bisogno di vincere una gara per avere ancor più fiducia. Credevo che Joan fosse serio e introverso, invece ha la mente aperta”

MotoGP: Santi Hernandez: “Marquez è più maturo rispetto a prima, Mir? Mi ha sorpreso”

Il passaggio di Marc Marquez nel team Gresini non ha messo fine solo alla sua permanenza in Honda, ma anche al sodalizio che legava il campione di Cervera al suo storico capotecnico Santi Hernandez. Le strade lavorative dei due spagnoli si sono infatti separate dopo 11 stagioni e sette titoli Mondiali vinti, tra Moto2 e MotoGP. Un grosso cambiamento che non ha minato l’amicizia tra i due, diventati ora rivali, e che ha portato Hernandez a continuare la sua carriera nel team Repsol Honda affiancando Joan Mir, in quella che è la seconda stagione del maiorchino con i colori della Casa di Tokyo. Un’annata che si sta rivelando ancora una volta complessa per la truppa giapponese, ma che ha regalato anche qualche piacevole sorpresa a Santi.

“È vero che ho lavorato con un solo pilota, Marc, anche se di tanto in tanto ho lavorato con altri, ed è normale che il primo giorno sia stato un po’ strano, ma devo dire che sono rimasto positivamente sorpreso di lavorare con Joanha ammesso il capotecnico, in una lunga intervista concessa a Relevo nel fine settimana a Le Mans. “L’anno scorso l’ho conosciuto dall’altra parte del box e l’ho visto come un ragazzo molto introverso, molto serio, poco comunicativo. Questa era la percezione che avevo dall’esterno e mi ha sorpreso trovare un ragazzo molto aperto, che ha voglia di fare. Soprattutto mi ha sorpreso la sua disponibilità ad ascoltare, a provare cose che gli abbiamo detto molte volte di provare sulla moto con l’esperienza che abbiamo maturato con Marc. Ha la mente aperta. Che funzioni o no questo è un altro discorso, ma è aperto a provare tutto quello che lo possiamo aiutare a fare”.

Facendo sempre riferimento alla metamorfosi di Joan ha poi aggiunto: Non so se ora si senta diverso dall’anno scorso. È vero che Marc era il leader del progetto, mentre ora lui è il veterano e questo ti dà un po’ di libertà nel fare ciò che credi o nel prendere la strada che pensi. Ma non posso fare paragoni, perché facciamo le stesse cose che facevamo con Marc. Potrebbe anche essere che una persona più introversa trovi più difficile esprimersi in un’altra lingua, e farlo nella sua lingua forse lo ha aiutato. L’importante è che alla fine dell'anno Joan dica che lavorare con noi è stato un successo e che abbiamo lavorato bene. Perché è come quando trovi una fidanzata: all’inizio è tutto meraviglioso, ma si vede davvero se ci piace o no, e se funziona, quando si sta con lei da un anno”.

Se l’atteggiamento di Mir si è rivelato una bella scoperta, ciò che non ha stupito Hernandez è l’adattamento di Marc alla Ducati GP23.

“Non sono sorpreso - ha riconosciuto - Potrei dire che pensavo ci avrebbe messo più tempo, ma non mentirò. Era chiaro che, come ogni pilota, avrebbe avuto bisogno di un periodo di adattamento alla nuova moto. Vedo Marc ancora più maturo di quando ero con lui. Da ciò che vedo in TV quando torno a casa e riguardo le gare, vedo come gestisce le cose e ritengo che stia lavorando molto bene. A prescindere dalle cadute, che ci sono sempre, da come gestisce le prove e le gare, da come guida, sta facendo i passi giusti e credo che quello di cui ha bisogno sia finire una gara vincendo. Questo gli darà più fiducia e sicurezza, ma non deve esserne ossessionato. Credo che il suo obiettivo sia divertirsi e ci sta riuscendo. Lo abbiamo visto sul podio a Jerez: era da tempo che non vedevamo un Marc così divertito, sorridente e felice, chiudendo secondo”.

Coniugare l’amicizia alla rivalità in pista non è sempre semplice, ma Santi assicura che il cambio di casacca di Marc non ha rovinato il rapporto tra loro due.

“È chiaro che io e Marc siamo amici, lo dico apertamente. Ci chiamiamo di tanto in tanto, ma più per raccontarci le nostre cose personali come amici, che per parlare di lavoro. È molto professionale, lo ha sempre dimostrato. Ora è in un’altra squadra, lavora a un altro progetto, ma ci rispettiamo a livello professionale, come abbiamo sempre fatto ha continuato il tecnico, che non si è tirato indietro quando gli è stato chiesto di commentare il contatto l’otto volte iridato e Mir che ha tolto punti preziosi al maiorchino nella Sprint Race di Jerez: “Avremmo potuto finire in una buona posizione e il contatto con Marc ci ha fatto perdere posizioni. Marc cercava il risultato? Sì, lo capisco, ma mi ha fatto arrabbiare. Sono cose che succedono, ma la mia squadra è la Honda, Joan è il mio pilota e difendo i miei colori”.

Risollevarsi dalla crisi in cui è piombata dopo la pandemia si sta rivelando un’impresa ardua per la Honda, che pare ancor più in difficoltà della passata stagione, ma Hernandez ha fiducia nella sua squadra e conta sulla reazione del costruttore nipponico, che continua a lavorare alacremente per invertire la rotta

“Honda è un marchio a cui non piace stare dove si trova e sta lavorando molto duramente. Ma bisogna capire che in un progetto come quello di una MotoGP le modifiche da apportare, a meno che non si tratti di cose che si scoprono all’improvviso, richiedono almeno sei o sette mesi. Lo abbiamo visto con KTM, con Aprilia, con Ducati, finché non hanno trovato la chiave. E poi si costruisce da lì - ha concluso Santi - Honda sta cercando di capire il problema principale che abbiamo e di risolverlo e poi, da lì, iniziare a costruire. Non sto dicendo che stanno lavorando più duramente che mai, perché sarebbe come dire che l’anno scorso hanno lavorato meno. Forse si nota che c'è più movimento, ma è perché i risultati non arrivano. Non è la stessa cosa quando si lotta per un campionato e quando si lotta per migliorare ed entrare in Top 10”. 

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