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Un uomo solo al comando: è Carmelo Ezpeleta 'monarca illuminato' della MotoGP

L'ultima esternazione del Ceo della Dorna conferma la tendenza: nonostante l'apparente necessità di un accordo condiviso con la MSMA, a decidere non è mai, contrariamente a quanto accade in F1, l'industria

Un uomo solo al comando: è Carmelo Ezpeleta 'monarca illuminato' della MotoGP

Per lungo tempo Carmelo Ezpeleta, Ceo della Dorna e Francesco Zerbi, presidente della Federazione Motociclistica Internazionale (FIM) per 16 anni, dal 1995 al 2006, rieletto tre volte, sono stati partner.

Una collaborazione che aveva messo uno a fianco all’altro l’ex pilota e manager spagnolo ed il marchese calabro in una singolare veduta di intenti e di metodologia.

Zerbi infatti definiva sé stesso un monarca illuminato, volendo dire che in una organizzazione repubblicana quale è una Federazione ascoltava tutti, ma poi decideva e faceva di testa sua.

Esattamente il modo comportamentale di Ezpeleta che ha messo in piedi una struttura apparentemente democratica, con vari partner come IRRTA, quella che una volta era l’associazione dei team ed ora è il braccio armato di Dorna, pagato da Dorna, e MSMA, l’associazione delle Case, per non parlare della stessa FIM che per quanto riguarda i massimi campionati si limita a mettere la firma sulle carte.

L’ultima esternazione di Carmelo che leggete qui conferma quanto scritto.

Intendiamoci, la monarchia illuminata di Zerbi (e Ezpeleta) può funzionare ma presenta un problema: non favorisce la crescita e l’autonomia delle persone che vivono all’ombra del monarca.

Non è un problema da poco se invece che in un esercito si lavora in una società, ma ce n’è anche un secondo: quando (dopo aver ascoltato) il Conducator prende la sua decisione decade ogni accordo, scritto od orale, preso precedentemente dalle parti.

Questo fa sorgere una domanda sull’efficacia dei contratti. Un problema portato già alla nostra attenzione da alcuni manager della MotoGP, come Carlo Pernat.

Del resto è davanti agli occhi di tutti che la gestione della MotoGP sta diventando sempre più politica e personalistica. Un lato sicuramente negativo, che ha però una spiegazione in una gestione generale che vede troppi pochi manager all’altezza al comando dei vari centri di potere.

E’ brutto dirlo, ma casi come il ritiro della Suzuki, o l’apparente indifferenza di fronte all’uscita di scena di personaggi di grande esperienza come Franco Uncini, Davide Brivio o Livio Suppo, al di là delle decisioni personali, dimostra la scarsa maturità della MotoGP dal punto di vista manageriale.

La Dorna lo ha capito e dalla fine dello scorso anno Carmelo Ezpeleta in persona ha iniziato a modificarne i quadri. Non c’è stato solo l’arrivo del figlio Carlos - c’è bisogno anche di manager giovani - ma anche con Dan Rossomondo, il cui apporto probabilmente non vedremo a brevissimo

Insomma ancora per un po’ avremo bisogno di un monarca illuminato. Ovviamente non ci sono piaciute tutte le decisioni di Ezpeleta, specie lo stravolgimento del format e l’introduzione della Sprint Race, il calendario 2023 è pazzesco, la decisione di correre in India su un circuito non ancora omologato è superdiscutibile, ma Carmelo è anche un uomo di buon senso. Ha capito che non può più (o non vuole) fare più tutto da solo. Probabilmente, come tutti, ha sofferto i due terribili anni del Covid, in cui lo stress di tenere in piedi la baracca è stato pazzesco. E passare la mano è sempre difficile.

Ora c’è solo da augurarsi che le Case trovino un compromesso accettabile per migliorare lo show senza dimenticarsi che il motociclismo è uno sport. Ci vuole maggiore equilibrio fra i poteri. E accettare anche i cambiamenti dei diversi periodi storici.

Nel 1955 nel motomondiale correvano solo case Europee: Gilera, MV Agusta, Moto Guzzi, Norton, BMW, Matchless. Ed è stato così fino al 1970 con il timido arrivo delle giapponesi. Adesso c’è solo da augurarsi che non arrivi un’altra glaciazione, questa volta in oriente. Senza dimenticare che ciò che ha freddato gli entusiasmi a Tokyo, potrebbe anche far ripensare l'impegno europeo.

 

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